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E se l’amore diventa una malattia? I sintomi della dipendenza affettiva



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L’amore fa bene, ma non sempre. Ci sono situazioni particolari in cui il sentimento assume una connotazione patologica e si trasforma in una dipendenza affettiva. Di che cosa si tratta, e quali sono le peculiarità di questo problema? Ne abbiamo parlato con la psicologa Maria Vittoria Montano, studio di psicoterapia e ipnosi di Pescara.

È vero che sono soprattutto le donne a vivere la dipendenza effettiva?

Sì, anche se questo non vuol dire che gli uomini ne siano del tutto esenti. Che riguardi uomini o donne, comunque, si ha a che fare con un legame doloroso da cui deriva un’alterazione dell’equilibrio tra ciò che si dà e ciò che si riceve. La persona che soffre di dipendenza affettiva si ritrova a dedicare all’altro in maniera totalizzante non solo la propria mente, ma anche il proprio corpo, annullandosi. Nel momento in cui si percepisce il partner come assente si accusano dei sintomi di malessere molto intensi, che peggiorano quando la relazione si interrompe. Così, si sperimentano vissuti di vuoto e di ansia, che provocano anche malessere fisico e stati depressivi, mentre si prova a mantenere la vicinanza con il partner illudendosi che in questo modo si allevierà il dolore.

Questo vuol dire che l’amore diventa una droga?

Sì, e non a caso si parla di dipendenza affettiva. Come nelle tossicomanie, si è in cerca di dosi sempre maggiori, nel senso che si tenta di trascorrere con il proprio partner più tempo possibile. Quando la persona amata è assente, ne deriva uno stato di prostrazione. Questo vuol dire che pensare alla relazione non è sufficiente, ed è indispensabile la presenza, così come c’è bisogno di manifestazioni concrete e costanti. Si pensa di poter esistere solo in presenza dell’altro. Ecco, dunque, che per stare bene è fondamentale la relazione con il partner, che dà una sensazione di ebbrezza: una sensazione che non è duratura, ma che basta per regalare una distrazione rispetto alla vita di tutti i giorni.

È pericolosa una situazione del genere?

Certamente, dal momento che non ci si accorge di quanto il legame possa essere dannoso e fonte di sofferenza: così pur di rimanere accanto all’altra persona si è portati a fare qualunque cosa, annullando se stessi. Chi soffre di dipendenza affettiva non ha la capacità né le risorse che sono necessarie per staccarsi dalla relazione con il partner. E questo avviene anche nel caso in cui si sia consapevoli di trovarsi in una relazione autodistruttiva, che non è fonte di soddisfazione e che non potrà avere un esito positivo. Quando l’amore è una droga, si patiscono sintomi diversi, sotto forma di idee ossessive e malinconia, ma anche insonnia e inappetenza, oltre a depressione e ansia generalizzata.

Quali sono i passi da compiere?

Per far fronte alla dipendenza affettiva, non bisogna aver paura di confidarsi con i propri cari, parenti e amici, per poi chiedere aiuto a uno psicoterapeuta. Le dinamiche e le origini della dipendenza affettiva devono essere affrontate e gestite con una psicoterapia individuale. Risulta fondamentale individuare i sintomi e prendere in esame il modo in cui le relazioni di coppia vengono vissute, anche tenendo conto della storia personale e familiare del soggetto. A quel punto è possibile prestare attenzione alle emozioni e al modo in cui vengono regolate, affinché si impari a gestire l’abbandono e la sensazione di vuoto.

Su che aspetti ci si deve concentrare?

Non si può prescindere da un approfondimento dei modelli relazionali e di attaccamento che sono stati conosciuti nella famiglia da cui si proviene e poi messi in pratica nelle relazioni di coppia. Spesso chi soffre di dipendenza affettiva ritiene di non essere degno di amore. Nel corso della psicoterapia individuale si capisce in che modo scandagliare quelle necessità che non sono mai state definite in precedenza. Al tempo stesso, si rinforzano i desideri e le emozioni nei rapporti, come pure l’espressione di pensieri autentici. Vale la pena di precisare che un percorso di questo tipo può risultare impegnativo e lungo; tuttavia è importante per una qualità della vita migliore sia dal punto di vista individuale che sul piano relazionale. Quel che è certo è che il punto di partenza ideale per ritrovare il benessere perduto consiste nel saper identificare le dinamiche caratteristiche e il proprio modo di funzionare nella relazione.

Ci sono delle tipologie di partner caratteristici per le donne che patiscono la dipendenza affettiva?

In genere ci si lega in maniera disfunzionale agli uomini impossibili, a quelli narcisisti o a quelli codipendenti. In quest’ultimo caso, è anche l’uomo ad avere una dipendenza. Il fatto è che quando il coinvolgimento è molto intenso, l’individuazione viene meno. La dipendente affettiva si sacrifica e offre il proprio amore, anche per non ammettere la propria dipendenza. Nel caso di un legame con un uomo narcisista, invece, è lui a gestire la relazione, ma si comporta in modo da ricevere solo devozione: in pratica la donna cerca di farsi amare facendo di tutto, fino ad arrivare all’abnegazione malsana di se stessa. Infine, quando l’oggetto di amore è un uomo impossibile, si coglie una sfida verso un partner lontano o impegnato.

La famiglia ha delle responsabilità?

Nella maggior parte dei casi, le dipendenti affettive hanno una madre poco soddisfatta, che non si sente realizzata a causa di un rapporto di coppia infelice. Il padre, invece, è lontano dal punto di vista emotivo, e non è in grado di instaurare con la figlia un dialogo o un rapporto di intimità.

Chi è la dottoressa Montano

La dottoressa Maria Vittoria Montano esercita la libera professione a Giulianova e a Pescara con uno studio di psicoterapia e ipnosi. Da più di dieci anni collabora con diversi enti accreditati dalla Regione Abruzzo nel contesto di percorsi di orientamento professionale e formazione su comunicazione efficace e altre tematiche. Si occupa non solo di difficoltà nella coppia e di problematiche relazionali e affettive, ma anche di disturbi di personalità, di disturbi psicosomatici, di disturbi d’ansia, di fobie, di disturbi dell’umore e di attacchi di panico, svolgendo attività di sostegno psicologico e di psicoterapia di coppia e individuale.


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