Chiunque si occupi di ottimizzazione per i motori di ricerca è impegnato nella creazione e nella messa a punto di contenuti che Google percepisca come indispensabili all’utente e alle sue ricerche. Ma che cosa si intende con precisione quando si parla di qualità? Questo concetto, in effetti, è piuttosto aleatorio, o comunque difficile da sviluppare in termini concreti: come noto, Google si avvale di una serie di fattori di ranking per le proprie valutazioni, ma non esistono informazioni ufficiali in merito alla valutazione dei testi. Un aiuto, a tal proposito, può venire da uno studio realizzato di recente da Searchmetrics, intitolato "Search Ranking Factors and Rank Correlations" e concepito con l'obiettivo di indagare i principali fattori di ranking su cui si basa Mountain View.
Dalla ricerca, emerge che un contenuto per poter essere considerato di qualità deve essere al tempo stesso ben strutturato e rilevante. Il conteggio delle parole è solo uno dei numerosi parametri presi a riferimento in proposito, insieme con l'indice di leggibilità in funzione della formula di Flesch. Si tratta di criteri che svolgono un ruolo decisivo nel coinvolgimento dei lettori: dal 2014, per esempio, i testi delle pagine top 30 sono diventati più lunghi del 25%, e ciò lascia intuire che i contenuti con una forma più lunga vengano privilegiati da Google. La differenza tra le 30 landing page più performanti secondo le statistiche di questa ricerca è stata caratterizzata da oltre 200 parole in più rispetto alla media di 902 parole nelle landing con risultati sufficienti.
Ma quali sono i potenziali inconvenienti correlati a una eccessiva brevità dei contenuti? Il principio è semplice: se un testo presenta un numero ridotto di parole difficilmente è in grado di approfondire l'argomento che viene trattato con la dovuta cura. Ovviamente, badare alla lunghezza non vuol dire rinunciare alla leggibilità: ecco perché è da mettere al bando ogni linguaggio troppo contorto o involuto, così come devono essere limitati i termini settoriali, che non potrebbero essere compresi. Tutto dipende, comunque, dal pubblico a cui ci si rivolge: è molto importante definire in maniera preventiva il target di riferimento.
La user experience è un altro parametro che incide in modo consistente sulla qualità delle attività di content marketing on-site: in presenza di un testo mal strutturato o impossibile da navigare, è facile che gli utenti lo abbandonino e rivolgano la propria attenzione altrove. Ecco perché è bene pensare alla facilità di navigazione, sia da desktop che dai dispositivi mobili: Google capisce che un sito è tanto più interessante e rilevante quanto maggiore è la quantità di tempo che si trascorre sulle sue pagine. Il responsive design è un alleato di cui non si può fare a meno per essere certi che la fruizione sia ottimale anche per chi utilizza uno smartphone o un tablet, infatti in molti target si registra una prevalenza di utenti che navigano il sito web con dispositivi mobili.
Le keyword hanno rappresentato per molto tempo il principale aspetto di cui si preoccupavano gli esperti Seo: addirittura si arrivava a scrivere testi privi di senso, o comunque poco leggibili, ma infarciti di parole chiave, solo per ottenere un miglior posizionamento nei risultati di ricerca. Con il trascorrere degli anni, per fortuna, Google ha imparato a riconoscere la "spazzatura": oggi non si può fare a meno di realizzare contenuti leggibili e piacevoli se si vuol guadagnare visibilità. Nel momento in cui si scrive un testo, dunque, il primo pensiero deve essere quello di renderlo godibile: in quel contesto si possono aggiungere, poi, le parole chiave desiderate.
